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L’UE vuole tagliare del 55% le emissioni di anidride entro il 2030

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Si chiama Fit For 55% – Pronti per il 55% – il piano lanciato dalla Commissione Europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, l’obiettivo è di tagliarle del 55% almeno entro il 2030. Bisogna sottolineare comunque che il 55% in meno è calcolato sulla base delle emissioni del 1990, e in questi decenni l’Europa ha già ridotto in maniera significativa il proprio impatto sull’ambiente. Il Fit For 55% inoltre è un primo step, l’UE punta infatti a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

L’impronta che l’Europa lascia sull’ambiente

Secondo il Centro Comune di Ricerca della Commissione europea, l’UE nel 2021 ha prodotto 2,77 miliardi di tonnellate di gas nocivi. Peraltro l’anno scorso le emissioni sono tornate a crescere (+6,5%), ma bisogna dire che nel 2020 – a causa della pandemia – si era registrato un crollo del 10,8%. Quindi se facciamo un confronto con i livelli del 2019, c’è comunque un miglioramento sensibile.

Rispetto al 2020, il volume delle emissioni è cresciuto in quasi tutti i Paesi UE, i tassi maggiori si sono registrati in Bulgaria (+15,5%), Slovacchia (+13,2%), Spagna (+9,2%), Polonia (+8,4%) e Francia (+8,3%). Rispetto al 2019, i livelli sono cresciuti solo in quattro Stati: Slovacchia (+7,6%), Polonia (+2,8%), Malta (+1,6%) e Bulgaria (+1,3%). Il Paese che inquina maggiormente, sotto questo profilo, si conferma la Germania (da sola emette il 24% della CO2, praticamente un quarto di tutta l’UE), seguita dalla Polonia (11,6%). L’Italia è terza (11,5%), poi vengono Francia (10,9%) e Spagna (8,4%).

Complessivamente, l’UE resta una delle giurisdizioni che producono i quantitativi maggiori di gas a effetto serra. Sempre nel 2021 ha riversato nell’atmosfera il 7,3% di tutta la CO2 prodotta al mondo che in totale ha raggiunto i 37,9 miliardi di tonnellate. Peggio di noi fanno solo la Cina (32,9%) e gli Stati Uniti (12,6%). Se includiamo anche India, Russia e Giappone, arriviamo al 67,8% – oltre due terzi, quindi – di tutta l’anidride carbonica che viene prodotta al mondo.

Le cinque direttrici del Fit For 55%

Con il Fit For 55%, l’UE punta quindi a riscrivere i meccanismi che regolano la diminuzione dei gas nocivi. In particolare da un lato cerca di rendere più efficienti quei settori – come trasporti, energia, imprese, combustibili e edilizia – che hanno un impatto diretto sull’ambiente. Dall’altro, intende potenziare quelli – come la silvicoltura e lo sfruttamento del suolo – che aiutano a smaltire l’anidride carbonica.

L’Europa ha quindi previsto cinque testi normativi. Due direttive serviranno a rafforzare il sistema di scambio di quote di emissioni all’interno dell’Unione (l’ETS, Emission trading system), visto che il mercato comunitario è il più vasto al mondo. Con un regolamento, poi, l’UE modificherà la normativa sull’uso del suolo e sulla silvicoltura, e in questo modo stabilirà degli obiettivi più ambizioni per favorire l’assorbimento naturale dell’anidride carbonica.

Per quei settori che non sono inclusi nell’ETS – come trasporti, edilizia, agricoltura e smaltimento dei rifiuti –  e per quelli esclusi dalla normativa sull’uso del suolo, è previsto un regolamento che imporrà agli Stati membri di raggiungere una serie di obiettivi vincolanti. Un ultimo regolamento, infine, darà vita al Fondo sociale per il clima.

Il sistema ETS

La revisione del sistema di scambio ETS è studiata per accelerare la decarbonizzazione e favorire l’adozione di tecnologie green. Fissa un obiettivo più ambizioso per l’abbattimento delle emissioni, si passa infatti dall’attuale 43% al 61%. L’anno di riferimento in questo caso è il 2005. Gli Stati, inoltre, dovranno utilizzare i proventi delle cessioni per finanziare obiettivi legati alla crisi climatica.

Le quote assegnate in maniera gratuita verranno ridotte progressivamente. Nel caso del trasporto aereo e nei settori interessati al meccanismo di azzeramento alle frontiere si arriverà addirittura all’abbattimento totale. Inoltre, verranno a poco a poco inclusi nel sistema ETS anche nuovi settori come il trasporto marittimo (per le navi superiori alle 5mila tonnellate), l’edilizia e il trasporto su strada.

Il consumo del suolo

Con la revisione del regolamento, si punta a incrementare gli assorbimenti di anidride carbonica, un passaggio fondamentale visto che attualmente gli Statti membri li stanno riducendo. L’obiettivo è di compensare entro il 2030 l’emissione di 310 milioni di tonnellate di anidride carbonica. E per farlo l’UE vuole riforestare delle ampie aree e rafforzare gli altri pozzi naturali di assorbimento. Verranno quindi definiti degli obiettivi nazionali che i singoli Stati membri dovranno raggiungere nel quinquennio che va dal 2026 al 2030.

Per alcuni settori particolari, inoltre, entro il 2035 si intende intervenire anche sulle emissioni diverse dall’anidride carbonica. È il caso ad esempio dell’agricoltura, la Commissione vuole azzerare le emissioni nocive di fertilizzanti e allevamenti di bestiame.

La condivisione degli sforzi

Per tutti i settori non coperti dall’ETS o dalla normativa sull’uso del suolo viene fissato un nuovo meccanismo di riduzione delle emissioni. Si chiama ESR, Effort sharing regulation. In questo caso a ogni Paese viene assegnato un target specifico commisurato al Pil.

I tagli vanno dal 10 al 50% rispetto ai livelli del 2005, gli obiettivi dovranno essere raggiunti entro il 2030. Nel caso dell’Italia, la riduzione dovrà essere del 43,7%, un livello nettamente più alto del 33% iniziale. A livello comunitario, la Commissione punta a diminuire le emissioni del 40% almeno, anche in questo caso chiede uno sforzo maggiore visto che in precedenza si parlava del 30%.

Fondo sociale per il clima

L’UE ha pensato di costituire un Fondo sociale per il clima. Elargirà agli Stati membri finanziamenti per aiutare i cittadini a migliorare l’efficienza energetica e a sostenere i maggiori costi dei combustibili per trasporti e riscaldamento.

Ciascun Paese avrà diritto a una quota calcolata sulla popolazione a rischio povertà, il numero complessivo di abitanti e il volume delle emissioni. Nel caso dell’Italia, si parla di 7,8 miliardi di euro. Ciascuno Stato dovrà però presentare un Piano sociale per il clima e sostenere almeno il 50% degli investimenti che intende attuare.

La dotazione del Fondo raggiungerà in totale i 72,2 miliardi di euro entro il 2032, i finanziamenti proverranno dall’ ETS, sono infatti pari al 25% dei proventi che arriveranno dall’inclusione di edilizia e trasporto nel sistema di scambio delle quote.